Dirluba è originaria dell’Azerbaijan. Ha 33 anni, tre figli e con una voce squillante ci racconta del suo lavoro presso Gustamundo, un ristorante multietnico a Roma che dal 2017 offre impiego e accompagnamento professionale a rifugiati, sia uomini che donne, che arrivano in Italia da ogni parte del mondo.

“Sono arrivata in Italia nel 2018 e sono stata ospitata in un centro di accoglienza, prima a Marino e poi a Roma. Una delle cose più difficili all’inizio è stato imparare l’italiano. Ci vuole tanto tempo e molta pazienza per imparare una nuova lingua da adulti, ma è necessario se vuoi vivere in un paese diverso dal tuo. I miei figli invece lo hanno imparato molto facilmente, anche grazie alla scuola e anche se sono arrivati dopo lo parlano meglio di me”.

Dirluba partecipa attivamente a tutte le attività che Centro Astalli, dove è ospitata a Roma, organizza per aiutare la costruzione di un percorso di integrazione che tenga conto del contesto socio-culturale di provenienza e accoglie con entusiasmo la proposta di un corso di cucina multietnica.

“Mi piace cucinare e ho iniziato nella tavola calda di mio padre a Mosca dove preparavo i piatti della tradizione azera, turca, russa e talish. Dopo il corso ho fatto un tirocinio a Gustamundo e mi sono subito trovata benissimo, sia in cucina che con le altre persone. Quello che mi piace è che ci sono tante donne che lavorano con me e che così possono essere indipendenti e aiutare i loro figli”.

Dirluba è una delle ultime arrivate, ma si distingue da subito per le sue capacità gestionali ed organizzative e viene scelta per diventare il prossimo anno la responsabile del ristorante.

“Devo imparare ancora molte cose che sono importanti per fare la responsabile. Ad esempio come fare la spesa, usare il computer per le attività amministrative e coordinare gli altri membri del gruppo”.

L’obiettivo del progetto Gustamundo prevede non solo insegnare a cucinare, ma anche rafforzare tutte quelle competenze necessarie per lavorare nel settore della ristorazione affinché i rifugiati possano diventare dei piccoli imprenditori e avere un’indipendenza economica.

Si ha paura quando non si conoscono le storie delle persone” afferma Dirluba quando le chiediamo che cosa non funziona bene dell’accoglienza in Italia e questo succede in tanti posti.

Ma il cibo può aiutare le culture a raccontarsi e ad avvicinarci. Lo sanno bene a Gustamundo dove ogni giorno le storie del Pakistan, della Siria, dell’Afghanistan, del Sudan e di tanti altri paesi si incontrano. Ogni piatto è una storia da scoprire.

Vuoi conoscere meglio il progetto Gustamundo?
Visita il loro sito gustamundo.it