Durante i miei studi alla scuola nazionale delle belli arti di Dakar/Senegal ci hanno parlato tanto del Rinascimento italiano in storia dell’arte, così mi sono detto “prima o poi andrò in Italia, magari per studiare meglio l’arte” o almeno visitare tutte le città d’arte d’Italia. Dopo aver conseguito il diploma in Belle Arti nel 1999, ho fatto diverse esperienze a Dakar in ambito artistico lavorando come pittore, scultore, grafico, disegnatore di cartoni animati, restauratore e insegnante d’arte nelle scuole. Il lavoro di insegnante con un’associazione culturale mi ha portato a Parigi, dove sono rimasto sei mesi. Il mio sogno era quello di visitare l’Italia, e finito il contratto lì, ho deciso di venire e conoscere la sua cultura.

Ho preso l’autobus Euroline il 20 novembre 2004 verso le ore 20 e la mattina presto mi sono ritrovato alla stazione Garibaldi di Milano. Tutto era diverso, soprattutto la lingua, che suonava strana, è latina ma non è francese, quindi incomprensibile per me. Bisognava studiare, dovevo farlo soprattutto per integrarmi. Era l’inizio di un percorso nuovo. Imparare una lingua e cultura nuova era molto positivo. Questo cambiamento infatti non vuol dire perdere qualcosa, ma aggiungere un pezzo di cultura in più che va ad aggiungersi alla propria.

La cosa più’ difficile è essere lontano dalla famiglia. Sono arrivato in Italia senza conoscere nessuno, poi, lungo il percorso si fanno tanti incontri, si conosce tanta gente per bene.

Con molti di loro ho fatto solo un pezzo del mio cammino, resteranno sempre nella mia memoria, altri continuano a far parte della mia vita e sono diventati come una famiglia per me. Con alcune persone sono nate delle belle collaborazioni che mi hanno permesso di realizzare importanti obiettivi. Da quando sono in Italia mi sono impegnato per continuare il mio percorso nell’arte, ho cercato di non dimenticare mai il motivo che mi aveva portato lontano dal mio paese.

Nel 2007 sono stato ammesso al centro di formazione per il Trattamento Artistico dei Metalli (centro T.A.M) a Pesaro Urbino. Questo e’ stata un’occasione molto importante, il sogno di studiare arte in Italia, portato dal Senegal, si stava realizzando. L’immigrazione … la prima volta che ne ho sentito parlare frequentavo la terza media. Durante una lezione di geografia, ci parlavano degli uccelli migratori che partono da tutti gli angoli del mondo dove fa freddo per raggiungere gli angoli del mondo dove invece fa caldo. Qui restano per riprodursi e crescere i loro piccoli e ritornano quando finisce l’inverno. In seguito ho sentito parlare dell’immigrazione al liceo, ma questa volta durante la lezione di storia. Dopo la guerra per molti era difficile sopravvivere, così alcune persone sono immigrate alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore.

Anche l’Italia nella sua storia ha conosciuto l’immigrazione, solo che la terra dei sogni in quel caso era l’America.

I giornalisti parlano e scrivono di questo “fenomeno” che e’ l’immigrazione clandestina, i politici dicono di lavorare per trovare le soluzioni al problema. Se guardiamo le cose dal punto di vista di chi lascia il proprio paese, ciò che motiva la partenza è la sopravvivenza, chi decide di partire non ha scelta perché a casa propria non è al sicuro. Immaginiamo una persona dentro una casa che prende fuoco. Cosa dovrebbe fare? Quella persona cercherebbe solo di scappare, senza pensare che anche la fuga stessa potrebbe portare alla stessa tragica conclusione. Da artista Senegalese che vive in un paese straniero, l’arte è per me un modo per comunicare la mia appartenenza, quello che per me e’ importante della mia cultura. Io come artista ed immigrato voglio anche raccontare dei sogni di coloro che lasciano una terra amata in cerca di un’altra mai conosciuta.