Ci racconti qualcosa di te?

Mi chiamo Kateryna. Ho 37 anni. Il mio Paese d’origine è l’Ucraina ma vivo da più di un anno in Italia.

La mia casa, adesso lontana, mi ha offerto tanto. Sono cresciuta lì, tra amici e famiglia, e sempre nella mia terra mi son sposata.

Ho avuto una bella occasione di lavoro dopo i miei studi e sono diventata manager in una grande azienda tessile della mia città. Ho sempre lavorato con responsabilità ed entusiasmo ma da quando lo scorso anno è scoppiata una terribile guerra nel mio Paese, tutto è cambiato.

Abbiamo sentito subito un grande dolore. Abbiamo provato e proviamo tutt’oggi tanto dispiacere e tanta sofferenza. Ma cosa potevamo fare? Ti senti arrabbiata e provi un fortissimo senso di ingiustizia, forse anche di impotenza.

Di fronte alla tragicità di una guerra, la “scelta” di lasciare l’Ucraina.

Pochi mesi dopo l’inizio della guerra, ho smesso di ricevere lo stipendio nonostante abbia continuato a lavorare da remoto. Ho scelto, costretta dalle situazioni così difficili, di lasciare tutto per raggiungere mio marito che da qualche mese si era trasferito a Tbilisi, in Georgia, per lavoro.

Dopo una vita di abitudini e di tutte quelle piccole cose costruite giorno per giorno, ecco chiudere le porte di una casa che forse non rivedrò mai più. Così con il bambino, la mia mamma e una borsa a testa abbiamo abbandonato la nostra casa tra lacrime e confusione.

Dopo qualche mese, siamo ripartiti nuovamente per raggiungere il Sud Italia, dove mio marito ha iniziato un lavoro nuovo e migliore. Ringraziamo ancora oggi tantissimo i nostri contatti e la preziosa rete che si è creata tra i connazionali in un momento così triste per tutti e che ha permesso di trovare una strada da percorrere.

Cosa ha significato per te l’arrivo in Italia, paese di cui non conoscevi nulla fino ad allora?

Ho vissuto le prime difficoltà con tutte quelle pratiche burocratiche per regolarizzare la nostra  presenza sul territorio: come richiedere il mio documento per restare? Come trovare un alloggio? Come chiedere un medico? Tanti anche i pensieri e la confusione per quanto stava succedendo nelle nostre vite.

Abbiamo ricevuto una preziosa assistenza da volontari di origine ucraina, che da tempo vivono qui, e da chi era arrivato prima di noi. Siamo stati una squadra! Un prezioso aiuto lo abbiamo ricevuto fin da subito anche dai nuovi colleghi di mio marito e adesso abbiamo trovato una casetta tutta nostra in un comune in provincia di Messina. Qui le persone sono molto gentili con noi e ci hanno aiutato fin dall’inizio nelle piccole cose di ogni giorno.

Ho iniziato un corso di ballo da tempo e le ragazze mi aiutano a imparare l’italiano, oltre a creare momenti per farmi conoscere meglio il paese e la sua cultura.  Il bambino invece ha ripreso subito la scuola, ricevendo un aiuto importante con un professore che lo ha accompagnato in tante lezioni assicurandosi che potesse comprendere tutto e garantendo una continua traduzione in inglese. Oggi parla già correntemente l’italiano.

A distanza di un anno e mezzo quali sono le difficoltà più grandi qui in Italia per te?

Il mio problema più grande è la lingua e la ricerca di un lavoro nel mio settore.

Mi sono laureata in due università in Ucraina: nel 2002 Laurea specialista in Storia dell’arte, teoria culturale, etnologia e nel 2016 Laurea specialistica in Giurisprudenza. Oggi, senza una padronanza dell’italiano, non riesco a trovare un lavoro più vicino alle mie competenze, ai miei studi e al percorso fatto fino ad oggi.

Sto provando a imparare la lingua un po’ da sola e un po’ con le nuove amicizie costruite in questi mesi, tra connazionali e le ragazze della scuola di danza. Ma so che ho bisogno di aiuto, di seguire nuovi corsi e probabilmente di avere nuove competenze per ritrovare un posto per me.

Un grande pensiero dall’Italia va anche all’Ucraina, ancora sotto le bombe, nonostante la televisione sembra parlarne meno. Vorrei tanto la pace per il mio Paese e vorrei che tutto tornasse presto alla normalità.