Chiunque vive a Firenze sa che, per bere un caffè in un’atmosfera d’altri tempi, basta andare in Piazza della Repubblica al Caffè Paszkowski. Il Caffè Paszkowski è uno dei più eleganti di tutta la città, con grandi sale dagli interni sontuosi e tavoli all’aperto che si affacciano sulla piazza. Prende il nome dalla famiglia polacca Paszkowski, che si trasferì a Firenze all’inizio del 1900 e acquistò il locale nel 1903. In più di un secolo di vita, il locale non cambia mai nome e si afferma come istituzione fiorentina. Nel 1979, la famiglia Valenza diventa proprietaria del Caffè storico e da allora porta avanti il nome del locale con passione e dedizione.
Entriamo nel maestoso Caffè Paszkowski, e subito incontriamo la proprietaria Signora Linda Valenza. Da un breve scambio di parole, la passione della Signora Valenza per il suo locale era evidente. Ci accomodiamo insieme al tavolo più bello, nell’angolo più luminoso del locale. Dopo poco arriva Laye, elegantissimo ed impeccabile nel suo completo blu. Laye è arrivato in Italia dal Senegal alla fine degli anni ‘80, quando aveva appena 17 anni. Lavora per la Signora Valenza da 30 anni ed ama il Caffè Paszkowski e Firenze. In questa città si sente a casa, ma non è sempre stato così…
Iniziamo così l’intervista, sapendo che hanno un fatto molto significativo da raccontarci
Quando sei arrivato a Firenze, Laye?
Laye: ho lasciato il mio paese nell’85 e mi sono trasferito a Parigi. Dopo Parigi mi sono trasferito a Firenze.
Come era Firenze nell’89?
Laye: Era l’inizio del fenomeno della migrazione di cittadini senegalesi in Italia. Qua a Firenze nessuno voleva la gente di colore. Iniziavano ad esserci tanti “neri” per strada. Poi le persone con il tempo si sono abituate, ma appena sono iniziati i flussi di migranti di altre etnie le persone hanno iniziato di nuovo ad essere ostili.
Come vi siete conosciuti, Laye e Sig.ra Valenza?
Laye: avevo 17 anni e lavoravo alla CGIL. L’assessore di Firenze mi presentò ai Sig.ri Valenza.
Sig.ra Valenza: Quello dell’immigrazione era un fenomeno nuovo qua in Italia e per la prima volta si vedevano persone “di colore” con l’intento di restare. Molti svolgevano il lavoro di venditori ambulanti, senza un lavoro fisso. Laye lavorava alla CGIL e l’assessore di Firenze, Graziano Cioni, amico di mio marito ci propose di assumerlo nel nostro locale. Così ci conoscemmo e lo assumemmo. Laye diventò così il primo senegalese con un contratto di lavoro ed un posto fisso a Firenze.
Il mio primo giorno di lavoro al caffè Paszkowski sono arrivati giornalisti di radio ed emittenti televisive. Era periodo di elezioni ed il tema dei nuovi immigrati era centrale nel discorso sociale e politico.
Cos’è successo poi?
Sig.ra Valenza: La notizia ha fatto scalpore. I giornali fiorentini ed anche nazionali hanno scritto molti articoli sull’assunzione di Laye e molte persone erano contro questa assunzione. Sono iniziate minacce pesanti a voce, minacce per iscritto (via lettera alla nostra famiglia) a mio marito ed atti vandalici nei confronti del locale e delle nostre cose (come per esempio pneumatici dell’auto tagliati e graffi all’auto). Le persone telefonavano di continuo al locale per insultarci, così abbiamo dovuto iniziare a smettere di rispondere. Per un periodo, dopo la chiusura del locale la notte, tornavo a casa scortata dalla polizia perché vivevo in pericolo. Le minacce sono durate per circa due anni.
Si era immaginata che potesse succedere tutto questo, Sig.ra Valenza?
Sig.ra Valenza: Assolutamente no! Non ho mai pensato che l’assunzione di Laye potesse essere un problema per qualcuno, tanto da inviarci minacce pesanti. Per noi Laye era come tutti gli altri e le minacce erano totalmente inaspettate ed ingiustificate!
Come hanno reagito i colleghi di Laye alla sua assunzione?
Laye: i colleghi erano molto tranquilli e mi hanno aiutato. Al caffè, non mi sono mai sentito una vittima o diverso. C’erano molto miei colleghi che erano migranti economici dal sud Italia, eravamo uguali e ci sostenevamo a vicenda.
Ed i clienti?
Sig.ra Valenza: all’inizio abbiamo perso alcuni clienti, perché non erano a favore della presenza di Laye nel nostro personale. A volte capitava che le persone passassero davanti al locale e dicessero “Guarda, qui è dove lavora il senegalese!”. Io allora andavo a chiamare Laye e lo portavo fuori davanti a loro dicendo: “Intendete lui? Quindi? Avete visto com’è bello?!”. Poi con il tempo le cose si sono calmate ed i clienti sono tornati. In generale, i nostri clienti erano contenti nel vedere che Laye lavorava, invece di stare in giro per le strade senza un lavoro.
Avete mai pensato di mollare per la situazione pesante, Laye e Sig.ra Valenza?
Sig.ra Valenza: La situazione era veramente pesante, ed io e mio marito parlavamo molto di quello che ci stava accadendo. Tuttavia, non abbiamo mai seriamente preso in considerazione l’idea di tornare sui nostri passi perché sapevamo di avere fatto una cosa giusta!
Laye: Ci sono stati dei giorni in cui ci ho pensato, perché la situazione era molto difficile da affrontare, ma ho proseguito per la mia strada. Non ho mai mollato soprattutto per rispetto dei Sig.ri Valenza, che stavano rischiando molto per me! Pensavo che per quanto fosse difficile per me, era sempre più difficile per loro, e resistevo.
Come ti sei sentito in quel periodo, Laye?
Laye: Io sono arrivato in Italia molto giovane e di senegalesi come me ce n’erano pochi. Ci sentivamo soli. Dovevamo essere forti per affrontare tutto. Tendevamo a stare sempre insieme nel tempo libero.
Dovevo essere forte ed ero sicuro di voler rimanere al Caffè Paszkowski perché per me era diventato come un luogo di aggregazione, come una famiglia.
Cosa pensi dell’Italia di oggi, Laye?
Laye: Oggi in Italia la situazione è diversa. Quando sono arrivato, eravamo in pochi immigrati. Oggi gli immigrati sono molti. Una cosa che penso è che sia sbagliato descrivere gli immigrati con un unico profilo. Le persone sono diverse tra di loro, e ci sono persone che si comportano bene e persone che si comportano diversamente.
Una cosa che non tollero è la mancanza di rispetto. Non sopporto quando passo per la stazione e vedo bottiglie e lattine lasciate per terra dalle persone. Dobbiamo avere rispetto per il luogo in cui viviamo.
C’è ancora qualcuno che reagisce negativamente alla presenza di Laye al Caffè Paszkowski?
Sig.Valenza: No! Le persone hanno la mente più aperta e sono abituate a persone di etnie diverse qua in Italia.
Laye, torni in Senegal spesso?
Laye: Torno in Senegal ogni anno, per circa un mese.