Prima di tutto, raccontaci qualcosa di te.

Mi chiamo Kristina Lazri, ho 26 anni e sono una studentessa di International Cooperation on Human rights and Intercultural Heritage. 

Figlia di cittadini albanesi mi definisco “ migrante di seconda generazione”. Tra le mie passioni la lettura e il viaggio, ma anche la scoperta di posti nuovi e il desiderio di immedesimarsi nelle persone di questo o di quel luogo per vivere a pieno le loro culture. 

Mi impegno da anni in attività di volontariato rivolgendomi a cittadini stranieri, richiedenti asilo e rifugiati in Italia e, in particolare, sono molto attenta alle voci delle donne albanesi perché conosco bene le sfide che ci interessano direttamente. Da ultimo, con Welcome Refugees Italia, facilitiamo l’interazione sociale di rifugiati e richiedenti asilo con la società italiana attraverso l’affidamento in una famiglia o costruendo con loro una relazione di mentoring per accompagnarli in vari aspetti della vita quotidiana. 

Com’è cambiata l’inclusione della popolazione albanese in Italia negli anni secondo te?

Tanti migranti albanesi hanno raggiunto l’Italia negli anni Novanta e tra queste migliaia di persone ci sono anche i miei genitori. Tra racconti e ricerche che mi hanno impegnata fin da piccola, mi azzarderei a parlare di “ albanofobia” in quegli anni, pensando a quelle persone albanesi in Italia spesso additate come ladri o come criminali.  Le cose non stanno più così, o comunque abbiamo superato quella paura esagerata e insensata di vent’anni fa. 

Oggi in Italia sono residenti regolarmente più di 400 mila albanesi e buona parte della popolazione è ben integrata nel mercato del lavoro italiano, anche perché negli anni abbiamo costruito una rete informale di conoscenze e contatti che diventa fondamentale nella ricerca del  lavoro o di un alloggio o nella diffusione di informazioni e avvisi che ci interessano. La diaspora albanese, gli uomini e le donne albanesi in Italia, sono una forza interessante per l’economia italiana e possono esserlo anche per quella albanese

In cosa e come possiamo fare di più?

Mi piacerebbe impegnarmi con le donne straniere in Italia per creare una nostra rete e rispondere alle grandi sfide che interessano tutte noi. 

Nel corso della scorsa estate ho partecipato a un progetto europeo, Politica Donna, insieme ad altre donne meravigliose con diverse provenienze e diversi background per presentare le mie idee ed è stata una bella occasione per condividere pensieri e opinioni con organizzazioni, attivisti e istituzioni locali. 

Immagino un gruppo di donne che offra assistenza e supporto ad altre donne dando informazioni utili sull’accesso al mondo del lavoro e sui propri diritti. E non solo.

Quello a cui punto è la creazione di spazi dove ciascuna di noi possa coltivare relazioni di fiducia con le altre, ma possa anche riscoprire le proprie ambizioni e i propri desideri.